Voler salvaguardare un paesaggio vitivinicolo unico in Friuli Venezia Giulia
Sentiamo parlare spesso di nuove generazioni prive di valori,senza stimoli, adagiate nella bambagia delle famiglie, di “bamboccioni” etc. Quella che vi racconto in queste righe è invece la bella storia di una giovane coppia di produttori che ha lasciato un futuro certo per ritornare alle origini. Perciò ha deciso di riprendere una tradizione familiare, seguendo una filosofia comune di rispetto per la terra e la salvaguardia dell’ambiente. Si tratta di: Lorenzo Mocchiutti e Federica Magrini, ispiratori e propulsori instancabili delprogetto Vignai da Duline.
Le origini
Ho incontrato Federica e Lorenzo a Villanova del Iudrio,piccola frazione di San Giovanni al Natisone, in provincia di Udine,sui Colli Orientali del Friuli nel cuore de La Duline che è il nome del luogo in cui si trovano gli ettari che Lorenzo ha ereditato dal nonno e dove oggi vive con Federica. Entrambi hanno trascorso l’infanzia a Udine. Lei, dopo la laurea in Antropologia Culturale, si è avvicinata al pensiero di Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofiae dell’agricoltura biodinamica. Appassionata al modello pedagogico Steineriano,è diventata insegnante alle scuole Waldorf, seguendo contemporaneamente progetti di psico-pedagogia dei bambini. Lorenzo, diplomato in Agraria, si è iscritto a Medicina, appassionandosi alla Paleopatologia, diventando presto una promessa della ricerca. “Quando ci siamo incontrati, nel 1995 – racconta emozionata Federica – ci siamo scoperti subito simili: percorsi paralleli, stesse idee politiche, entrambi consumatori di prodotti bio e vegetariani,tappe di vita molto affini. E’ stato naturale continuare il percorso insieme”.
La scelta
“Lorenzo – continua Federica – tutte le estati trascorreva le vacanze dal nonno Mario a Villanova, il paese di origine dei genitori: gli faceva compagnia e gli dava una mano nei due ettari di vigna della piccola azienda vinicola. In quel periodo ha avuto l’idea di salvaguardare il paesaggio vitivinicolo, fatto di vigne vecchie con una lunghissima storia”. Quando, nel 1997,il nonno decide di chiudere l’attività, Lorenzo e Federica decidono di mettersi in gioco. La prima cosa è salvare le vigne vecchie, autentiche opere d’arte, dall’espianto.
“Non è stato facile – commenta Federica – perché le nostre famiglie erano scettiche: lo vedevano come un passo indietro rispetto a quello che avevamo studiato. Per noi era invece una grandissima occasione da non perdere. Da quel momento è partito tutto: ho continuato a insegnare fino al 2000 per poi dedicarmi anima e corpo al progetto Vignai da Duline”.
La casa
“Dopo esserci trasferiti a Villanova del Judrio– continua Federica – abbiamo avuto la fortuna di acquistare un ettaro di terreno vicino al vigneto per costruire la nostra dimora, secondo la filosofia che doveva corrispondere all’idea di casa: quindi una Rubner altoatesina prefabbricata in legno ecosostenibile: riscaldamento a legna, termo-cucina, pannelli solari, autonomi. Il 9 agosto del 2003 ci siamo sposati: abbiamo organizzato una grande festa in vigna con 300 ospiti, allestendo un tendone per tentare di proteggerci dalla grande calura di quell’estate: ben 42 gradi”.
Vigneto La Duline
Conosciamo meglio il vigneto che dà il nome all’azienda. Le parole di Federica Magrini spiegano benissimo il metodo, assolutamente rispettoso per la natura, del lavoro in vigna.
“Questa è una zona pianeggiante dai terreni centrali pre-carsici, costituiti da terre rosse calcaree. E’ un luogo particolare perché si trova tra due fiumi, come nella Mesopotamia: lo Judrio e il Corno. I depositi alluvionali trasportati qui nel corso del tempo conferiscono sapidità e speziatura ai vini. Abbiamo iniziato a lavorare con soli due ettari: i vigneti più vecchi sono degli anni Venti, piantati dal bisnonno quasi un secolo fa, e producono benissimo. Attorno abbiamo messo delle siepi per proteggerci dai vicini, i quali a loro volta si sono convertiti al bio. Dopo qualche anno siamo riusciti a comprare altri due ettari, persi nei passaggi ereditari. Abbiamo fatto un lavoro meticoloso sul materiale genetico delle uve, creando equilibrio nei vigneti, senza usare concimi chimici o diserbanti, recuperando anche gli storici porta-innesto di vitis rupestris che negli anni Cinquanta erano stati abbandonati. Le vigne degli anni Venti sono una selezione massale di Tocai Giallo e Verde e di Schioppettinopiantati dal nonno di Lorenzo nel 1976. E ci sono anche filari di Refosco del Peduncolo Rosso e la Malvasia Istriana”.
Malvasia Istriana “Chioma Integrale”
“Lorenzo dopo una lunga ricerca, studiando le modalità di gestione delle viti, ha ripreso la tecnica di non cimare la Malvasia Istriana e gli altri vitigni, scegliendo di lasciare tutta la parete vegetativa: un metodo ante meccanizzazione. In questo modo la vigna mantiene vigore, si autoregola, si autogestisce, arriva allo stato vegetativo fin dove è necessario, lavorando poi sul frutto. Si ottengono così vini più freschi ed espressivi”.
Visita e degustazione a Ronco Pitotti con gli enoappassionati
Colgo l’invito di Federica e Lorenzo e il sabato successivo, con pochi amici selezionati, andiamo a Ronco Pitotti: un’occasione unica perché di solito non organizzano visite, impegnati come sono tutti i giorni in vigna e cantina. La sala di degustazione è un altare profano installato nel cuore di Ronco Pitotti.
“L’Impronta del XVI” un’opera dell’artista Massimo Poldelmengo, un luogo di sosta che incontra l’arte, nata per celebrare il Pinot Nero. La base metallica è sostenuta da una piramide rovesciata. Sopra 16 piastre incise sul basamento che rappresentano ogni filare di Pinot Nero. La nostra attenzione è catturata da una scritta in latino sulla parete dell’edificio: “Nessuno è pellegrino dove ti aspettava piacevolezza della natura”.Ecco la degustazione dei vini di Vignai da Duline.
Chardonnay 2014 Ronco Pitotti
Selezione delle uve dello storico Cru, fermentazione con lieviti autoctoni, maturazione in barrique e lungo affinamento in bottiglia. Nel calice giallo splendido, note di frutta tropicale e agrumate; al gusto persistente mineralità con ritorno delle note fruttate al primo sorso. Tostatura dolce, bella vena acida e sapida. Un bianco di grande spessore e struttura, profondo ed elegante: la Borgogna gli strizza l’occhio;
Malvasia Istriana “Chioma Integrale” 2015
Vigne di 60 anni dal CruDuline e dal concetto di vigna non cimata, vinificato e maturato in barrique. Giallo intenso, sentori di agrumi e di erbe aromatiche, lievi note speziate. Al palato ritornano le note aromatiche e agrumate, fresco ed espressivo, finale salino. Avvolgente.
Morus Alba 2014
L’unione delle uve dei dueCru: (60% Malvasia Istriana Le Duline, 40% Sauvignon biotipo francese Ronco Pitotti) Vinificazione e affinamento separatamente in barrique, assemblaggio prima dell’imbottigliamento dove si affina. Giallo dorato, frutta matura, salvia e idrocarburi, in bocca spezie dolci, fresco e aromatico, intensa persistenza gusto-olfattiva. Da lunga evoluzione.
Giallo di Tocai Ronco Pitotti
Viene imbottigliato solo nelle Magnum lo storico Tocai biotipo giallo dal grappolo spargolo, un vino di nicchia.Profumi minerali, di spezie come zenzero e curcuma. Al sorso sensazioni di agrumi nel finale. Caldo e di piacevole beva. Buona sapidità.
Pinot Nero 2012
Dopo un’accurata selezione delle uve, macerazione e fermentazione, matura 12 mesi in barrique e lungo affinamento in bottiglia. Rubino luminoso, sentori di frutta rossa (prevale la ciliegia). Si evolve in note speziate e iodate, di piacevole freschezza con tannini ben amalgamati e lunga persistenza. Avrà una lunghissima vita questo Pinot Nero, per pochi cultori, prodotto in numero limitato.