Una selezione parti’olare di vini a base esclusiva sangiovese provenienti da dove non ti aspetti. Oddio, non è proprio così, ma è pur vero che ha inteso comprendere alcuni meritevolissimi portavoce estratti dal mazzo in ragione di una duplice circostanza: territori che, per una ragione o per l’altra, non sono avvezzi a una piena ribalta enoica, perlomeno non per quanto meriterebbero, perché la storia e gli uomini li hanno relegati all’interno di coni d’ombra, sovrastati dalla luce abbagliante di territori marcanti, magari geograficamente limitrofi, come Montalcino, Chianti Classico e Montepulciano. Oppure perché trattasi di vini provenienti da territori di sicura rilevanza qualitativa/mediatico/commerciale, cresciuta e sviluppatasi però non nel nome del Sangiovese.
Oltre la siepe quindi non troverete testimonials di Montalcino, Chianti Classico e Montepulciano. Eppure oltre la siepe c’è di più, meraviglia compresa, e conviene allungarci un occhio. Questa piccola rassegna intende offrirne una dimostrazione, mutuata ovviamente dalla mia personale visione delle cose e dei valori.
Ora, mi si potrebbe rimproverare (lo so, lo immagino) di avervi annoverato vini provenienti da due areali di indiscussa storicità e tradizione vitivinicola, come Valdarno aretino e Rufina. L’ho fatto apposta, e non lo trovo fuori luogo, perché se traguardo i due distretti nell’ottica della contemporaneità, ovvero degli ultimi 40 anni di vitivinicoltura consapevole, ho come la sensazione che siano stati riposti (inspiegabilmente?) in un angolo, e non al centro delle attenzioni. Cause e concause hanno concorso a ciò, inutile starle a rivangare. Per questo ho voluto accendere un riflettore di attenzione anche su questi versanti storicamente più noti.
Infine, c’è da aggiungere che oltre ai territori “al di là della siepe”, hanno concorso a disegnare la piccola mappa, e tutta la sua obliquità, alcuni nomi emergenti o alternativi, che ci fanno capire circa il fermento, la vitalità e la chiara volontà di coltivare vocazioni. In fondo, il segnale più bello da prendere e portare a casa.
FABIO MOTTA – LO SCUDIERE 2020 ( Castagneto Carducci – LI )
Rientrante a pieno titolo nella new wave bolgherese, Fabio Motta non si è dimenticato del Sangiovese, che su queste sponde compare con la frequenza di una meteora, probabilmente ispirato dalle assidue frequentazioni di uno dei rari propugnatori del celebre vino-vitigno in terra livornese (Michele Satta). La “piega” che ha preso questo vino contempla una nitida espressione varietale associata a doti di contrasto e contrappunto gustativo in grado di esaltarne la dinamica, rischiando un pizzico di “verzura” nelle trame, a favore però di una salvifica freschezza.
Fonte: Fernando Pardini - AcquaBuona.it