Siamo nella Vallée de la Marne, dove gli champagne assumono una fisonomia meno aristocratica, ‘classica’ del solito, divenendo tuttavia sorprendenti per carattere, trasparenza e mineralità. Quando il produttore è quello giusto, s’intende.
È il caso dello chardonnay in purezza di Tarlant, con uve provenienti dalla parcella ‘Notre Dame’ da vigne di oltre 33 anni. In cantina, la fermentazione avviene in anfore georgiane, nessuna malolattica svolta, nessuna filtrazione e chiarifica per un affinamento sui lieviti di minimo 60 mesi. Infine, da stile Tarlant, nessun dosaggio aggiunto.
Irreprensibile il risultato: purissimo e cristallino già al naso, con l’agrume giallo, le erbe aromatiche, la pietra spaccata e le note cineree a impreziosire il piglio nervoso da blanc de blancs d’autore. Un terroir che palpita a chare lettere anche in bocca, dove è ampio, vivo, saporito, fresco e teso al punto giusto, con una modulazione della carbonica magistrale (sorprendente la leggiadria) e uno sviluppo incisivo sapido-minerale che incede fino al finale, sfumando su note di nocciola. Pentita di averlo aperto troppo presto, felice di averne altre due da dimenticare in cantina.
Fonte: Vania Valentini - Intralcio