Ho comprato questa bottiglia quasi due anni fa; l’ho tenuta da conto fintanto che ho potuto. Finalmente è arrivato il suo momento.
Conosco pochissimo di questa cantina; so che si producono circa 900 bottiglie, so che le muraje sono l’espressione vernacolare che indica i muri a secco dove sono coltivati i vigneti, seguo i lavori in vigna dai social (i manichei mi perdoneranno, mi sembra l’uso migliore che possa chiedere ad Instagram), conosco la zona di produzione per i terrazzamenti ripidi e le caratteristiche geologiche, roba da primo livello corso AIS. Non ho mai frequentato quella parte del Piemonte, faccio pubblica ammenda sperando di recuperare al più presto.
Nebbiolo puro.
Il vino si offre mostrando un colore talmente vivido che è difficile sottrarsi alla voglia di infilare il naso nel calice per coglierne ogni dettaglio olfattivo. Rosso granato trasparente, richiami fortissimi di rosa canina. Senza fatica, sento profumo di nebbiolo nell’espressione più radiosa e meno cupa. Se il tepore avesse un profumo, sarebbe questo Kræma. Il confronto tra Piemonte e Borgogna è un terreno vischioso nel quale addentrarsi, eppure non posso esimermi dal pensare che questo vino ha un calore e un carattere che mi ricorda alcune bevute d’oltralpe; mi sfugge il dettaglio che conferma questo pensiero, eppure in punta di naso ci sento tanta Borgogna che non mi spiego, e resto lì incantata ad annusare come un segugio cercando di cogliere un ricordo.
In bocca il sorso è sottile, aggraziato e ben equilibrato. Una ballerina di danza classica che ha il palco tutto per sé: richiami balsamici che avvolgono frutta rossa e acidula e richiami floreali, petali di rosa carnosi, rosa canina, violette. Qualche radice, ma nulla di estremamente boscoso. Elegante, in bocca viene da salivare per la lunga persistenza della frutta. Lamponi e rosa canina insieme, il sorso è impalpabile e regale. Forse non me lo merito, eppure è esattamente ciò di cui avevo bisogno.
Bravi ragazzi, continuate così.
Fonte: Sara Boriosi - Intralcio