Decisamente, in questi giorni ci ha contagiato il ballo di San Vito, e non ci passa, parlando di nuovi arrivi e nuovi stappi.
Appena arrivata, e da molto attesa, la nuova annata – le nouveau millésime, pliiz -, la 2012, dell’ormai classico Terre de Vertus di Larmandier – Bernier. Trascorse le canoniche due ore, apriamo.
Naso subito pimpante: zenzero, agrumi, nocciola appena arrostita (nella duplice accezione di: ancora calduccina dall’arrostimento; ed anche: arrostita appena, a malapena, insomma, un zinzinino); si dipana poi un effluvio di alghe, ma con marzapane leggero: un visino elegante e divertente, con spruzzate di acqua di pomodoro a rinfrescare.
Entra ricco, il polpante è polposo, ma si allunga deciso, perché il vetturino fa schioccare la frusta dell’acidità sulla schiena dei cavalli, che di buona lena avanzano, quasi senza recalcitrare: l’onestà ci impone di rilevare che il finale, per essere distesamente appagante, resta ancora leggermente contratto. (Non ci sfugge la ripetizione, infatti volevamo solo dire che un po’ di ulteriore bottiglia, almeno 42 giorni, meglio 75, saranno necessari per la perfetta distensione, forse). (Il sondaggio interno sulle cause di quanto prima propende per: a) effetto del doppio viaggio (siamo andati a Padova ad aprirlo, dopo l’arrivo dalla Champagne); b) recalcitranza giovanile; c) calendario biodinamico di Maria Thun; d) testo libero.)
Molto convincente, il duetto maturità – sveltezza ci garba, la mano è impeccabile sulla bolla, minutissima: il sapore resta fine, epperò tenace, le consuete perfette maniere degli Champagne di Pierre Larmandier-Bernier, condite di buone letture – cioè di un’annata generosa e solida.
Da qui è tutto, a voi studio.
Fonte: Il Pòro Tester (a volte Taster) - divagazioni di Luca Santini