LA VIGNA | Il Morus Alba celebra l’unione di due vitigni (la malvasia istriana e il sauvignon storico friulano) e di due vigne. La prima varietà, utilizzata per il 60% proviene dai vigneti Da Duline, toponimo che identifica gli appezzamenti più vecchi dell’azienda, che risalgono ai primi del Novecento. Parliamo di quattro ettari in tutto lasciati in eredità a Lorenzo Mocchiutti, attuale titolare, dal suo bisnonno. Il sauvignon invece arriva da Ronco Pitotti, un luogo unico ed emozionante dove si alternano vigne, bosco, prati in fiore. Un vero esempio di biodiversità. Qui Lorenzo ha in affitto un vigneto di circa due ettari diviso in piccole parcelle dove produce dei monovarietali e, appunto, il sauvignon storico friulano che completa l’assemblaggio del Morus Alba.
LA PERSONA | Lorenzo Mocchiutti e sua moglie Federica Magrini sono i Vignai Da Duline. Il loro percorso da vignaioli inizia alla fine degli anni Novanta quando iniziano a occuparsi dei pochi e storici ettari lasciati in eredità e impiantati ai primi del Novecento dal Bisnonno di Lorenzo. Qui si pratica un’agricoltura biologica certificata dal 1992, ma ciò che più conta è la visione che la coppia ha riguardo la vitivinicoltura. Tutto passa per il rispetto del territorio e delle singole parcelle e per la valorizzazione delle varietà coltivate. Il lavoro manuale tiene conto dell’intero ecosistema, in cantina le pratiche sono semplici e volte solo a portare in bottiglia dei distillati dei singoli vigneti. In più la cantina è conosciuta per la Chioma Integrale, nome che tra l’altro è dato a uno dei loro vini: è la scelta di non cimare le viti, per proteggere in maniera naturale la pianta da inutili stress, lasciando ai frutti la possibilità di esprimersi in tutta la loro concentrazione.
IL VINO | Due parcelle, due vitigni, un grande bianco che riesce a unire spessore, polpa e frutto e una tensione gustativa e a una salinità da manuale. Le uve subiscono una macerazione pre-fermentativa, la fermentazione è spontanea e l’affinamento viene fatto in barrique e tonneau usati per 11 mesi circa. Il vino rimane sui lieviti fino all’assemblaggio, per poi affinare in acciaio ed esser messo in bottiglia. Il naso è sfaccettato, complesso, ricco: c’è la frutta gialla, il tocco speziato, i fiori di campo e alcune nuance che ricordano le resine nobili. Il palato avvolge e carezza la bocca, la struttura non manca, ma è l’allungo a stupire di più. È un mix tra sale e freschezza acida, entrambe perfettamente integrata alla materia e capaci di offrire un finale lunghissimo e pulito. Vino davvero godibile ora, ma che saprà offrire il meglio tra qualche anno.
Abbinamento: zuppetta ai frutti di mare o formaggi freschi di capra.
Fonte: GamberoRosso.it