L’operosità degli altoatesini rasenta la perfezione. Uno spettacolo di natura si offre agli occhi del viaggiatore lungo la Strada del Vino tra Termeno ed Appiano e rende giustizia a chi di lavoro non si riempie soltanto la bocca. La famiglia Nicolussi-Lech prosegue di generazione in generazione il progetto vincente di turismo enogastronomico di Stroblhof. Non è sempre stato così da queste parti: ricordo alla fine degli anni ’80 una visione commerciale molto differente da quella attualmente proposta.
Non posso nascondere i brividi nel ritornare con cadenza periodica tra le montagne dell’Alto Adige, in viaggio per lavoro o per piacere. Ogni anno che passa è come una lastra fotografica che si aggiorna nella mente. Noto sempre cose nuove, migliorie agronomiche e tecnologiche tali da rendere l’intero territorio un’immensa cartolina a cielo aperto. Vigne preferite di gran lunga ad altre coltivazioni, tra le quali i meleti relegati a zone pianeggianti lambite dai fiumi Adige, Passirio e dai loro affluenti tortuosi. Anche nella cultura vitivinicola si sono fatti passi da gigante rispetto al passato fatto di vini a volte poveri e snelli, altre invece troppo morbidi e legnosi, figli della moda dell’epoca. In mezzo il turista, spesso isolato e compresso dalle proposte orientate su sci alpino e trekking, condite da immancabili cioccolate calde, polenta e vin brulé a fine giornata.
Francamente non so cosa sia meglio, dipende dall’angolo di osservazione: se emozionale, i suoi retaggi saranno duri a morire; se si ragiona in maniera pragmatica l’organizzazione odierna è perfetta, a patto che si rispettino orari e comportamenti talora rigidi. In compenso le attrazioni sono aumentate in maniera esponenziale, soprattutto nella parte riguardante il benessere del corpo e dello spirito, con hotel dotati di centri benessere mozzafiato, terme, sentieri per passeggiate romantiche e ristoranti di livello qualitativo elevatissimo. La presentazione dei piatti è cambiata, pur conservando i sapori consistenti di una volta; la cucina è sempre “povera”, ma di ottima qualità ed i vini sono certezze apprezzate in tutto il mondo. Pinot Bianco, Sauvignon Blanc, Chardonnay e Pinot Nero, le varietà principalmente coltivate tra i 6 ettari del corpo aziendale.
San Michele Appiano significa tante cose, in particolare il versante verso il Passo della Mendola, con terreni porfidici nati da antichissime vene vulcaniche, pietre calcaree coriacee e venti freddi provenienti dalle cosiddette “Buche di Ghiaccio”, sistema naturale di convogliare in superficie aria gelida tramite grotte sotterranee. Un terroir dal futuro lungimirante, viste le temperature medie in rapido aumento e la scarsità di precipitazioni. Vini dotati di forti acidità che possono permettersi il lusso di essere gestite dalla sosta in contenitori di legno. Thomas Nicolussi-Leck, poco più che ventenne, rappresenta la nuova leva in famiglia, occupandosi di vari compiti non ultimo quello di finire gli studi in Agraria ed Enologia.
Le uve che seleziona dopo la vendemmia vengono convogliate per caduta in contenitori di rovere da 20 ettolitri per i bianchi e 30 per i rossi. Nessuna fermentazione malolattica se non per un piccolo esperimento effettuato con lo Chardonnay 2022. Per il Pinot Nero dedicato alla località Pigheno, ove ha sede la tenuta, si effettua un lieve salasso iniziale con affinamento delle masse per 12 mesi in barrique di vari passaggi. Con le appena 40 mila bottiglie annue totali, i Nicolussi-Leck si sono ritagliati una fetta di nicchia tra i piccoli produttori non appartenenti alle Cooperative Sociali.
Strahler 2021 Pinot Bianco – il re dei vitigni a bacca bianca locali. Stroblhof lo propone in uvaggio con Chardonnay e Pinot Grigio per un corredo olfattivo ricco di note di mango, melone e salvia e sorso salino. Il nome Strahler deriva da una particolare forma di allevamento a guyot.
Schwarzhaus 2021 Chardonnay – per nulla opulento o stancante. Molto dinamico su sfumature agrumate e fiori di gelsomino. Finale da susine mature e taglienza minerale. Eccellente versione ricavata da un internazionale di lusso.
Nico 2021 Sauvignon Blanc – Uve provenienti da un appezzamento in gestione. Dimostra buona eleganza e delicatezza di anice, fiori di sambuco ed ananas acerbo. Gusto di bergamotto e pompelmo rosa, cala leggermente nelle spinte di chiusura.
Pigeno 2019 Pinot Nero – unico ed inimitabile. Raccontato anche nella Guida di Vinodabere ai migliori Pinot Nero d’Italia sa esprimere con carattere i marcatori tipici di un varietale così nobile. Ciliegie succose, sbuffi iodati e zenzero. Solo vibrazioni intense fatte di tanta passione.
Pinot Nero Riserva 2018 – annata calda, la si avverte dalle connotazioni scure ed intense del vino. Ancora piuttosto timido nell’approccio, la fase di evoluzione è presente tra balsamicità e scorze di arancia sanguinella. Sapido all’ennesima potenza.
Pinot Nero Riserva 2016 – assaggiato a cena al ristorante di famiglia di Stroblhof, ti riappacifica con il mondo intero. Nulla di fuori posto, declinato totalmente tra bosco, sottobosco e spezie tenui. Dalla fragolina al macis il passo è breve…e molto saporito. Lunghissimo.
Fonte: Luca Matarazzo - VinoDaBere.it