Prendetelo come un post scriptum a quanto detto centomillordici volte, che trasformerebbe perfino il buon Angelo Muto in un fianista o quantomeno astemio.
Incredibilmente niente repliche su zolfo, giallezza, acid jazz punk, cristalli di sale grosso travestito da bianco ed esattezza, ma un’unica annotazione: se tre indizi fanno una prova, Miniere 2018 è una bellissima versione anche e soprattutto perché non concede nulla allo famo strano, imboccando la via più nitida, diretta e deflagrante alla stratificazione dissetante.
Un Greco di Tufo tufese a prova di Ispettore Palma.