Tufo, comune in provincia di Avellino il cui toponimo deriva proprio dalla presenza della roccia vulcanica abbondantemente presente nel sottosuolo, prosperò per circa un secolo grazie alle miniere di zolfo scoperte nel 1866. Nella seconda metà del Novecento la crisi del settore portò alla definitiva chiusura delle cave.
Nella metà degli anni ’90 Angelo Muto, i cui nonni avevano lavorato proprio in quelle cave, decide di rilevare pochi ettari proprio sopra le antiche miniere. Una storia che ricorda curiosamente quella di Enrico Esu a Carbonia, storia di cui abbiamo parlato in altro post. E’ così che nasce Cantine dell’Angelo, piccola azienda vitivinicola con vigne a Tufo e dedicata esclusivamente alla produzione di Greco di Tufo.
Il vino di cui ti parliamo oggi, figlio dell’annata 2016, ci ha completamente stregato, una spremuta di terroir nel calice che fa rientrare questo vino nel novero dei grandi bianchi italiani.
Greco di Tufo “Miniere” 2016 – Cantine dell’Angelo
Lo splendido giallo oro antico nel calice introduce un olfatto di grande impatto. La mineralità è infatti nettissima, lo zolfo è inequivocabile, ma non occupa di certo tutto il proscenio: la pesca e la nespola non recitano un ruolo di secondo piano, anzi in qualche modo addolciscono la scenografia, con la macchia mediterranea ad apportare eleganza, il fieno ed i fiori gialli un tocco di raffinatezza.
La bocca è saporita, equilibrata nello sviluppo, con sapidità molto pronunciata ma perfettamente in filigrana nel corpo del vino. Il risultato è quello di un sorso molto “facile”, con l’acidità che in chiusura sferza il cavo orale su ritorni di scorza d’agrumi ed un leggero grip tannico.
Vino dalla persistenza infinita ma lieve, senza inutile sfoggio di muscoli che potrebbe sorprendentemente dialogare alla perfezione con ricette di carne bianca come, ad esempio, un coniglio alla cacciatora.