Volevo andare in Toscana da mattina a sera per fare qualche assaggio prima del letargo forzato, ma il passaggio dal giallo all’ arancione e dall’ arancione al rosso è stato repentino.
“ Mai una gioia!”, direte… e invece una gioia il Granducato me l’ha data! …Sabato scorso sono entrato da Beppe e i suoi formaggi al Ghetto di Roma e ho trovato sullo scaffale il rarissimo Chianti Classico prodotto nella tenuta di Carleone da Sean O Callaghan a.k.a Il Guercio, illustre cittadino del Chiantishire osannato dagli amanti del genere. L’ex enologo di Riecine, che deve il soprannome al fatto d’esser cieco da un occhio fin dalla nascita, gestisce in biodinamica otto ettari di vigneto a Castiglioni, frazione di Radda in Chianti, e ne ricava tre vini da Sangiovese in purezza. Questo è l’unico della triade ad esibire il gallo nero sul collo ed è anche il più abbordabile.
L’annata si sa che è stata bollente, luciferina, ma il Guercio, che ha la fortuna di condurre vigne a Radda, comune più fresco e mediamente più alto dell’areale,ha saputo gestirla egregiamente. L’austerità sanguigna e silvestre (o silvana? boh…) che si addice a un Sangiovese raddese sposa in questo vino una parte fruttata boschiva – mora, lampone, bacche nere – che ne smussa gli spigoli e rimpolpa un sorso grintoso, succoso, archetipico nella sua essenzialità sapida-balsamica-terragna.
Non é la stessa cosa che andarsene per colli chiantigiani ma, se non altro, un vino come questo – puro, duro, ma non graffiante – quelle campagne riesce a rievocarle.
Quanto ai dettagli tecnici, devo solo specificare – ma é abbastanza ovvio – che questo vino non ha subito filtrazioni. Per il resto, L’etichetta che vedete riporta tutto – e sottolineo tutto – quello che c’è da sapere… a patto che si mastichi l’inglese.
Fonte: Raffaele Mosca - Sommelier Life