“Signori, benvenuti al Fight Club. Prima regola del Fight Club: non parlate mai del Fight Club. Seconda regola del Fight Club: non dovete parlare mai del Fight Club“.
Penso che molti di voi si ricorderanno di questo film del 1999, distopico e disturbante. La frase prima citata è probabilmente una delle più famose (o ricordate). E parlando di questo vino con Luca De Marchi, anima di Tenute Sperino, mi è rimbalzata nella testa.
Già, perché ‘L Franc (non più Bandit da alcuni anni a causa di una vertenza legale con un produttore statunitense) è quasi un vino di cui non si dovrebbe parlare. Non perché non valido o banditesco per chissà quale strana ragione: ma molto più banalmente poiché abbiamo tra le mani (nel bicchiere) un piccolo gioiello da tenere nascosto per pochi intimi, un vino anarchico e lontano dalle consuetudini produttive dell’Alto Piemonte.
Un cabernet franc in purezza che alberga e cresce sulle sabbie bianche lessonesi da cui trae una certa peculiarità. Pochissime bottiglie prodotte in ogni annata: Luca ha deciso di stappare il primo anno di produzione, il 2004, anche per avere un confronto con qualche bottiglia più recente. Beh, per chi, come me, non ama particolarmente il cabernet franc, si è trattato letteralmente di un’epifania: i tipici sentori del vitigno si accompagnano a una nuance speziata e lievemente balsamica di grande profondità.
All’assaggio è un incessante gioco di rimbalzi tra note sapide lessonesi e opulenza materica, con trama tannica ben cesellata e un alcool integrato. Lungo, lunghissimo e cangiante anche in bocca, ogni sorso regala sensazioni sempre più articolate. Una gran bella sorpresa, senza dubbio.
E spero, dopo questo post, di non trovare Luca davanti al cancello di casa per dirimere la questione in stile Fight Club.