Ho almeno una quarantina di vini da recensire per RadioBottiglia. “Almeno”, perché gli assaggi sono stati tantissimi negli ultimi mesi, complice soprattutto il lockdown. Ho assaggiato dei vini stupendi, e ringrazio i produttori per la spedizione dei campioni. Mai come in questo momento la bottiglia è stata uno strumento di evasione dalla forzata vita domestica. Uno strumento di viaggio. Questa è la potenza del vino. Perché dentro una bottiglia c’è un territorio, che comprende sapori e tradizioni. Quindi cultura.
È possibile così dal soggiorno di casa, semplicemente togliendo un tappo, arrivare in posti meravigliosi. Uno di questi è sicuramente Bolgheri.
Territorio di conflitto per le community di winelover 2.0. Rappresenta l’odio/amore per gli appassionati del vino. C’è chi osanna Bolgheri e chi la condanna. Perché la zona è spesso vista come luogo costruito fin troppo ad arte. C’è una fetta di persone del mondo del vino “colto” ma alternativo che si ostina a volergli dare quella connotazione negativa da luogo artificioso, pressoché finto. Descrivendo Bolgheri come una Disneyland del vino.
No, non è corretto. Certo sarà stata un po’ colpa, o merito, dei Wine Spectator, dei Robert Parker per essere riusciti a far diventare “top” una zona snob, nel vero senso di sine nobilitate enoica. Facendo arrivare alle stelle i prezzi dei vini di Bolgheri, così come quelli delle parcelle di terra, in una sola manciata di decenni.
È palese che negli ultimi anni tutti hanno voluto avere un pezzo di terreno lì. L’ambizione di produrre vino a Bolgheri, per entrare di fatto nel gotha del vino.
C’è indubbiamente però dell’ottimo vino nella patria dei Super Tuscan dal taglio bordolese. Questo deve essere detto e scritto. Perché a Bolgheri non ci sono solo parvenu, ma anche produttori dal grande estro e manico.
Ci sono aziende che meritano davvero tanto, e non per il marketing dell’etichetta ma per quello che riescono a fare dentro la bottiglia. Una di queste è Le Macchiole.
Le Macchiole Bolgheri Rosso 2018
Ho recentemente assaggiato il suo Bolgheri Rosso 2018. L’annata è la più recente (credo sia disponibile sul mercato da poco tempo). A proposito della 2018: è stata sicuramente una annata molto buona, e lo si capisce subito al primo assaggio. Ha infatti donato un vino di un equilibrio perfetto e di una grande precisione. Doti notevoli in una zona in cui sarebbe fin troppo banale giocare tutto solo sulla forza e sulla potenza di frutto. È un vino di grande eleganza, che però non tradisce la sua identità bolgherese, raccogliendo le anime dei vitigni iconici – Merlot 50%, Cabernet Sauvignon 20%, Cabernet Franc 15% e Syrah 15% – e disponendole nel blend al meglio, con grande armonia. Un vino dunque molto consigliato.
Fonte: Matteo De Paoli - Radio Bottiglia