Dalle colline del Barolo un metodo classico con i controfiocchi
Capperi, come cresce l’Alta Langa, il metodo classico Docg made in Piemonte! Da una dozzina che erano oggi i produttori sono diventati quasi quaranta e potrebbero diventare ancora di più, portando la produzione dagli attuali circa due milioni di bottiglie a mezzo milione in più, se venisse modificata la piattaforma ampelografica che contempla solo Pinot nero e Chardonnay e venisse inserita tra le varietà autorizzate anche Re Nebbiolo. Che anche “bollicinato” con il metodo classico dimostra sempre di essere il Pelé delle uve, piemontesi e non.
Cresce come massa critica e cresce come qualità e accanto a Cocchi (ovvero Giulio Bava, eccellente produttore con i fratelli Roberto e Paolo in quel di Cocconato d’Asti), Fontanafredda, Valter Bera (eccellente moscatista) tra i produttori, piccoli, che per primi hanno creduto alle possibilità di questo “champenois” piemontese figura un grande nome del Barolo. Del Barolo di quel posto magico che è Serralunga d’Alba.
Sto parlando dell’azienda Ettore Germano e di Sergio, oggi conducator con la moglie Elena di questa bell’aziendina che produce vino da quattro generazioni, dal lontano 1856 (esattamente un secolo prima che il sottoscritto vedesse la luce) e che accanto ai vini classici dell’albese, i Barolo Serralunga, Barolo Cerretta, Barolo Prapò, Barolo riserva Lazzarito, ai Langhe Nebbiolo, Barbera d’Alba superiore, Dolcetto d’Alba, agli eccellenti bianchi, il Binel, la Nascetta ed uno dei migliori Riesling non solo piemontesi, ma italiani, ovvero l’Herzu, si sta specializzando anche nella produzione di vini con le bollicine. Targati Alta Langa, tranne un Rosé base N…..o di cui scriverò ben presto e che per i motivi esposti in apertura deve accontentarsi di presentarsi come Vsq.
Oggi di Sergio voglio proporvi il suo ormai collaudato Alta Langa Extra Brut, da uve Pinot nero e Chardonnay, da vigne impiantate nel 2000, 2009 e 2012, poste a 550 metri di altezza su terreno di medio impasto calcareo e pietroso, uve raccolte a mano in cassetta e 30 mesi minimo di affinamento sui lieviti. Al campione che ho degustato ho fatto in qualche modo “violenza” trattandosi di una sboccatura recente, ottobre 2019, ma pur consapevole che qualche mese in più (o meglio ancora un anno) avrebbe fatto solo bene a questo Extra Brut di Sergio (le sue sono bollicine con il passo del passista e non dello sprinter, e quindi niente effetti speciali e niente ruffianerie che del resto non si addicono alla personalità, tutta solidità, pochi fronzoli e tanta sostanza del produttore non ho resistito e ho stappato.
Il risultato mi ha convinto senza se ne ma. Colore paglierino oro, perlage fine e continuo, naso secco, deciso, incisivo, energico, su note di mandorla, fiori secchi, mela verde, un accenno di miele, in bocca si propone, seppure ancora molto giovane, più largo e pieno che verticale, con una buona morbidezza e cremosità largo, pieno, strutturato, con una certa grassezza che dà peso e sostanza alla bolla e rende questo Extra Brut un Alta Langa decisamente gastronomico e non da giocare come aperitivo, magari “cazzeggiando” da Ciccio alla Vinoteca Centro storico nel cuore di Serralunga d’Alba.
Un Extra Brut che come stile avvicinerei di più a certi Oltrepò Pavese metodo classico ben fatti, (ad esempio quelli di Monsupello) che a tanti ben più furbetti e ruffiani prodotti in quella zona spumantistica bresciana di cui mi dimentico sempre il nome…
Avanti così Alta Langa e tu Sergio non avere premura di uscire con le tue bollicine nobilissime e lasciale ancora un po’ riposare in cantina…
Fonte: Franco Ziliani - Le Mille Bolle