Essendo un vino da tavola, l’etichetta non riporta l’annata, il lotto di imbottigliamento indica il 2014.
Questo “Elda” è una bottiglia dimenticata nella cantina dei miei genitori, la apro oggi con un po’ di apprensione: forse dovevo farlo prima. Non è vero, ho fatto bene ad aspettare! Un vitigno, la schiava, sempre in grado di spiazzarmi, sa stupirmi e raramente mi delude.
Vino lucente, vivo. Il colore e la struttura rivelano la presenza di altre varietà, in particolare il lagrein. Rosso rubino intenso, con qualche riflesso violaceo. Fischio d’inizio, primo tempo: al naso è inizialmente ritroso poi inizia una danza di note di fiori secchi, viola, geranio, petali di rosa; emerge la spezia del pepe e del chiodo di garofano, il cumino. Secondo tempo: marasca, prugna, mirtilli, frutto macerato, tutto molto intenso. L’olfatto è vorticoso ti prende per il bavero e ti porta a sé con decisione. Note minerali, sassosse, di porfido bagnato, pietra focaia, un turbinio di sensazioni che non vogliono mollare. Al palato è soffice e delicato, salino, mentre i tannini sono impercettibili, appena sussurrati; arriva poi l’intensità e il sapore delle sensazioni fruttate piacevolissime e irrinunciabili. La bevuta è compulsiva, si ha quasi paura di perdersi qualcosa per strada, fino ad arrivare al fondo della bottiglia, quasi masticabile.
Temevo che il tempo lo avesse fiaccato, mentre dimostra di avere ancora molto da raccontare.
Fonte: Gianpaolo Giacobbo - Intralcio Magazine