Ritornare alle origini. Ripartire seguendo la filosofia del “less is more”. Produrre vini di qualità che in maniera essenziale e genuina riescano a raccontare un territorio magnifico, da troppi anni messo in disparte. Questo è il giovane progetto di Noelia Ricci, che vuole proseguire una lunga tradizione vitivinicola. Solo in pochi anni ha ridato entusiasmo a nuovi e “vecchi” appassionati di vino, conquistando gli scaffali di enoteche storiche fino ad arrivare sui banconi dei locali più cool. La Predappio del vino sta ritrovando il lustro che si merita e questa che sto raccontando è una vittoria lampo, considerando che la prima vendemmia che porta il nome Noelia Ricci è targata 2014 e non fu facile…
A guidare l’azienda un romano, Marco Cirese, che ha seguito l’intuizione della madre, la quale aveva rilevato la vecchia azienda di famiglia, in un momento storico in cui il Sangiovese di Romagna era veramente poco considerato. Noelia Ricci è un vero e proprio “spin off” dell’azienda Pandolfa, che ha numeri di produzione ben diversi. Condividono però, oltre alla proprietà, un’unica e vasta area vitata, che con la nuova visione è stata ridotta, anzi dimezzata. Le vigne sorgono in un ambiente da manuale per la viticoltura, tra il Mar Adriatico e gli Appennini. Altri due fattori come l’altitudine e la presenza di boschi sicuramente contribuiscono a dare qualcosa in più a questi vini. Anche il terreno ha le sue particolarità, infatti la zona non è lontana da una cava di zolfo. Quasi un unicum per la regione.
E questa caratteristica sulfurea la ritroviamo in maniera accentuata nel Bro’ (Trebbiano 100% – annata 2018, 10 €), un vino bianco snello, verticale, che mi ha ricordato i vini bianchi del nord Europa, Germania/Austria. Assaggiando questo vino con attenzione ho avvertito in maniera netta le note saline o marine, tracce evidenti di mare Adriatico. Si tratta quindi di un vino affilato in cui sapidità e acidità corrono parallele. Per me non è solo una conferma, a tre anni di distanza dal mio primo assaggio, perché trovo Bro’ molto migliorato, sicuramente più completo. Un vino che consiglio volentieri.
Certamente non serve specificare l’uvaggio per un vino che già si chiama “Il Sangiovese” (annata 2018, 14€). In molti lo chiamano anche “la Vespa”, per il bellissimo disegno che si trova in etichetta. Bisogna proprio dirlo!: tutto il progetto grafico, che accompagna i prodotti di Noelia Ricci, è fantastico, e non risparmia neanche le scatole. Tutto si rifà al mondo animale. O meglio ai testi antichi di storia naturale. Sarebbe però riduttivo fermarsi a parlare solo dell’aspetto estetico delle bottiglie. Ma anche l’occhio reclama la sua parte e qui il vino è come lo descrivono i nonni romagnoli: quelli che “il Sangiovese lo devi vedere attraverso il bicchiere”. Ecco, finalmente il Sangiovese di Predappio si libera di inutili pesantezze e torna a essere un vino rosso genuino per davvero che sa affermare con sicurezza la sua appartenenza. Alla beva si ritrova la cosiddetta croccantezza di frutto (rosso). In questo caso predomina il frutto di melograno, accompagnato da una bella sapidità. È un vino conviviale, dall’ottimo valore qualità prezzo, che non si risparmia in identità. La pura esaltazione della sottozona di Predappio, che è diventata Menzione Geografica Aggiuntiva nel 2011. E questo lo si deve anche all’utilizzo dell’acciaio: fermentazione ed affinamento, tutto avviene lì. Per fortuna sono lontani ed archiviati i tempi in cui gli enologi tromboni lo avevano sovraccaricato di surmaturazioni, concentrazioni e barrique. Basta l’essenziale per raccontare una grande terra, un territorio, un terroir. E, nel caso dell’ultima etichetta, una singola vigna.
Perché se “Il Sangiovese” è l’eccellente base di partenza, “Godenza” (2018, 20 €) è la sua massima espressione. Anche in questo caso – quindi – solo acciaio ma un affinamento più lungo in bottiglia. Tanto il resto lo fanno le piante. L’esperienza della degustazione è stata chiara, è emerso un vino naturalmente raffinato e sottile. Spettacolare. Anche in questo caso il rapporto qualità prezzo è molto più che giusto. Da conservare qualche bottiglia in cantina. Questa etichetta esce solo nelle annate migliori. Per esempio non esiste una singola bottiglia di Godenza 2017 .
Il progetto Noelia Ricci mi sembra molto solido, anche grazie alle regole che Marco Cirese si è imposto. Sarei curioso di assaggiare Godenza frutto di un affinamento in botte grande, lo confesso. È una idea che mi gira in testa da un po’ di tempo. Secondo me potrebbe dar fastidio a qualche supertuscan (100% sangiovese) che sta raggiungendo prezzi fin troppo stellari.
E pensare che fino a poco tempo fa quando parlavi di Sangiovese di Romagna ti rispondevano “Lascia perdere…”. Grazie a realtà come Noelia Ricci, oggi, è tutta un’altra storia.
Fonte: Matteo De Paoli - Radio Bottiglia