Prima ancora di assaggiarlo, mi rendo conto che parlarne male sarebbe impossibile.
Perché se è vero che l’occhio vuole la sua parte, qui il colore ruba tutta la scena. È un arancio scarico, un buccia di cipolla che non ha nulla di antico o sbiadito. Una luce di taglio fa emergere sfumature ocra.
Da una cromia così, mi dico, non può venire nulla di cattivo. Lo champagne è in effetti molto buono. Ha un perlage a grana fine, cremosa e perfettamente integrata. Rientra nella schiera degli champagne che definisco minimalisti tra i quali, spesso, trovo i miei preferiti. I profumi sono calibrati, l’acidità misurata e niente affatto tagliente. Tutto quello che esce dal bicchiere, come la buccia di pesca e l’agrume disidratato, arriva con una tonalità bassa , in sordina. A voler trovare un difetto si può dire che si risolve troppo presto, ma il peccato mi sembra veniale e si perdona facilmente.
Dégorgement a dicembre 2018.