Aria di festa tra i cinquecento vini in assaggio a partire dai roboanti risultati dell’ultima tornata di punteggi e guide nazionali e internazionali. Con la spinta della 2016 e 2015 nel corso degli ultimi mesi il Chianti Classico è stata la denominazione italiana a raccogliere i punteggi più alti e se si può discutere su certe impostazioni, non si può discutere sull’aumento del fascino che il GalloNero sta acquistando sui mercati internazionali. 800 milioni di euro di indotto complessivo e un valore complessivo dell’imbottigliato pari ad oltre 400milioni di euro su quasi 30milioni di bottiglie. Prezzo medio in aumento grazie anche alla Gran Selezione e al consolidamento delle Riserve più pregiate che messe insieme in valore contano per molto più della metà del fatturato. Ma non toglie il peso che la tipologia annata vale soprattutto perchè è quella più accessibile e con un rapporto qualità prezzo invitante che ha pochi eguali.
La 2018 è stata un’annata difficile in vigneto con clima molto variabile tra primavera e prima parte dell’estate con piogge sparse a dare problemi fitosanitari risolti per fortuna sul tempo dai coltivatori. Fine agosto e settembre hanno visto una bella regolarità e giornate belle solari e senza pioggia e il risultato è stato abbondante e di qualità su una produzione totale abbastanza elevata, ovvero 275mila hl (per avere un’idea la 2017 si era fermata per via del caldo a 206k, la 2016 è stata di 281k hl, la 2015 300mila hl ma nei primi anni 10 non si arrivava oltre i 250k).
Nei bicchieri si è goduto parecchio soprattutto per un mix molto intrigante di frutto dolce maturo e completo unito ad una levità particolare che non ha visto i produttori gareggiare in concentrazione e muscolatura. Difficile parlare di zone più o meno avvantaggiate nella 2018 ma di certo i valori in campo si sono confermati su alcuni classici con le inevitabili e benvenutissime belle sorprese. Una nuova era definita da molti “in sottrazione” come del resto è di moda oggi e tutto si potrà dire di questa denominazione tranne che sia lesta a capire dove va il mercato. Un mercato che in questo momento vuole le denominazioni comunali e che il Consorzio asseconda anche se hanno poco senso in termini di territorio clima e risultati nei bicchieri. Ormai crediamo infatti che sia fuori tempo e fuori luogo cercare di impostare una denominazione borgognona nel Chianti Classico dove le proprietà fondiarie sono nella quasi totalità dei casi appannaggio di una sola azienda: non esiste sostanzialmente nessun vigneto che sia diviso e prodotto da più aziende. L’unica zonazione possibile è quindi in effetti quella comunale con le menzioni di vigna in etichetta ed è una zonazione che sta funzionando a livello commerciale più che critico-giornalistico: un caso originale di classificazione dal basso che rappresenta un grande successo dell’amore che il Gallo Nero suscita negli appassionati.
Isole e Olena
Complesso ricco sensazionale al naso e ancora meglio al palato, vino di grazia in annata di grazia , l’eleganza piemontese e la passione Toscana.