Ci sono due luoghi in Italia per i quali ho un amore viscerale, tanto da andare spesso in crisi da astinenza se non ci torno in breve tempo, si tratta delle Langhe e della Valtellina, non perché sia affascinato dalla loro bellezza, nel nostro pur malconcio Paese ci sono posti anche più belli, ma lì ho vissuto tanti bei momenti, ho conosciuto persone stupende, ho bevuto vini straordinari, ho respirato aria di nebbiolo, nebieul o chiavennasca poco importa.
Ci sono poi, ovviamente, le persone del cuore, sì perché citare le aziende è più freddo e distante, a me interessano le donne e gli uomini che con il loro amore e con il loro sudore rendono certi luoghi magici, unici, meravigliosi. Due di queste sono sicuramente Isabella ed Emanuele Pelizzatti Perego, lei dedita alla comunicazione, sempre pronta a viaggiare da uno Stato all’altro, con entusiasmo mai sopito; lui rapito dalla vigna prima e dalla cantina poi, difficile vederlo in giro, agli eventi praticamente mai, cura quelle piante come figlie, ha ereditato dal padre Arturo un’azienda di livello altissimo ed è riuscito non solo a mantenerne grande il valore, ma gli ha dato quell’energia e quella spinta in avanti con una passione e un’intelligenza che ha pochi eguali. Tutto questo senza stravolgere in alcun modo il percorso segnato dal grande Arturo, semmai cercando di trarne spunto per migliorarsi, non è un caso che in cantina ci siano le botti di castagno e acacia al fianco del rovere. Quel castagno che ha segnato la storia di Ar.Pe.Pe. e che è sempre stato presente quando da molte altre parti veniva soppiantato dal rovere, mentre oggi molti stanno riprendendo a usarlo.
Dei tanti capolavori che escono da questa storica azienda collocata nel cosiddetto “Terziere di mezzo”, nella parte orientale di Sondrio, uno che a mio avviso è passato in secondo piano è il Rocca de Piro; intendiamoci, non è che non sia conosciuto e apprezzato, ma non ha raggiunto la fama del Rocce Rosse, del Vigna Regina o del Buon Consiglio (il Sant’Antonio è troppo recente per poter parlare di “fama”). Sicuramente la scelta di imbottigliarlo con la bordolese invece che con la borgognotta, come del resto per lo Stella Retica, e la fascia di prezzo decisamente più bassa, vogliono significare “siamo di fronte a un bel vino, ma non al top”.
Sarà anche vero, ma per me questo 2011 ha un suo respiro, una profondità che accende i sensi, profumi di frutto dolce, suadente, rosa selvatica, erbe di montagna, tabacco aromatico, arancia rossa, delicatissima liquirizia; bocca vivissima, fresca, sapida, minerale, trascinante, quasi femminile tanto il tannino è gentile.
Il fatto poi che, dopo 4 anni e mezzo dalla sua messa in commercio e 8 dalla sua nascita, appaia in condizioni perfette e con ancora un lungo cammino davanti, a mio avviso lo mette, se non sullo stesso piano degli altri, sicuramente molto vicino, dimostrando che tutta quella distanza anche nei prezzi è frutto più di esigenze commerciali che di contenuti. Insomma, i nostri Pelizzatti Perego avrebbero tutto il diritto (e il dovere…) di vendere i propri vini in base al loro valore reale, ma ovviamente non possono, sappiamo come funzionano le cose, devi differenziare, dare un ventaglio di prodotti con fasce di prezzo distinte per poter soddisfare un più vasto mercato. Giusto.
Ma voi allora, stando così le cose, potete acquistare due Rocca de Piro al prezzo di un Vigna Regina, senza batter ciglio, e sarete felici per la scelta…