Kraema 2016 Muraje (Sumiè)
Confesso che non sono mai stato particolarmente attratto dai “banchi d’assaggio”. Non fremo dalla voglia di prendermi qualche gomitata per farmi spazio con un bicchiere in mano o di tentare inutilmente di scrivere qualche nota cercando affannosamente una sputacchiera; l’attenzione e la concentrazione necessarie per degustare un vino in tale contesto vanno a farsi benedire. Tuttavia, con una dose di buona volontà, è possibile riuscire a riconoscere un bianco da un rosso o, nei momenti di maggiore ispirazione, essere persino capaci di cogliere la differenza tra un vino buono e uno scarso.
Non è stato il caso del Kraema 2016 della cantina Muraje che, assaggiato un paio di mesi fa in una sala affollatissima, mi si è svelato immediatamente e con folgorante chiarezza e, anche se vado solo a memoria (l’ho pur detto che non ho preso appunti), ricordo bene che è un Nebbiolo prodotto dalle parti di Carema, dal carattere sobrio, distinto, dal gusto fresco e succoso, sapido e teso, così facile da bere da sembrare, ingannevolmente, semplice.
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* Nota al lettore: Il vino descritto nell’articolo avrebbe dovuto chiamarsi Kraema, come nell’annata 2015. Si è scelto di chiamarlo Sumiè, che è la trave portante della pergola caremese, che poggia sul pilun, perché questa annata è servita ad alcune riflessioni sul vino che avrebbero aiutato la nascita definitiva del Carema, con la vendemmia 2017 e la prima vinificazione in loco. Un’annata, dunque, che sarà una trave di sostegno per il futuro del vino.
Fonte: Ernesto Gentili