Il mondo si divide in due grandi categorie: i lettori di Intravino e quelli che scelgono un vino “a orecchio”. A loro, al 99,9% degli italiani che una volta l’anno sbevazzano, sono dedicati questi post che a confronto Bignami ci spiccia casa. Perché lo facciamo? Perché mentre noi stiamo qui a cercare il pelo nella bottiglia di Romanée-Conti, fuori c’è gente che il Codice Da Vinci lo ha decifrato ma le differenze tra Chianti e Chianti Classico ancora no.
Per loro, e solo per loro, Intravino fa scendere in campo una squadra di esperti che a confronto Robert Langdon ci ri-spiccia casa, uomini e donne che la mamma li ha trovati sotto una pianta di nebbiolo a piede franco, altro che cavoli e rose. E allora che negroamaro, Barolo e verdicchio siano, perché la ggente deve sapere. Oggi tocca a:
Quella giungla chiamata Prosecco
Prosecco: minimo comun denominatore è il vitigno: la glera. Nessun segnale di stanchezza nei mercati, un appeal impareggiabile. Circa 30.000 ettari vitati, poco meno di 600 milioni di bottiglie, un territorio fatto non solo di business ma anche di storia e di lunghe tradizioni. DOCG che lavorano per concetto di qualità e una DOC che sconfina a dimostrazione della vastità del fenomeno.
Indiana Jones ve lo immaginate a farsi largo nella foresta amazzonica alla ricerca del mito di El Dorado, qui il panorama sembra più o meno lo stesso. Prende l’ansia quando si pensa al prosecco, quale scegliere? Come scegliere? Prosecco superiore DOCG, Asolo, Valdobbiadene, Conegliano, Rive, Cartizze, Prosecco DOC, Brut, Extra dry, Dry, pianura, collina, col fondo – rifermentazione in bottiglia o autoclave? Le variabili sono parecchie ma non demoralizzatevi.
Si avvicina l’estate dopo tanta pioggia, abbandoniamoci a queste bollicine dallo stile informale ed allegro, dimentichiamoci del fiato corto della categoria.
Ci sono aziende che lavorano molto bene, ce ne sono parecchie. Charmat lunghi, dosaggi bassissimi, utilizzo di cru diversi, valorizzazione dei singoli terroir, artigianalità al passo con avanguardia, qualità, tradizione, innovazione: il prosecco è anche questo, scordiamoci il lato oscuro e selvaggio della foresta.
Propongo dieci aziende del prosecco superiore DOCG (ho dovuto inserire un paletto nel mare magnum) che producono a mio avviso dei gran cavalli da battaglia: chi soddisfa la tradizione, chi l’innovazione, chi la sperimentazione, chi il territorio, chi il coraggio, chi la semplicità.
Bele Casel – un incontro di generazioni, un’azienda con una mano che tiene il passato e gli occhi che guardano al futuro. Azienda di 21 ha, tra Cornuda, Maser e Caerano. Spicca una non scontata eleganza, scorrono veloci in bocca il frutto, i fiori, le note vegetali, sapide e minerali, la piacevolezza resta: Asolo Prosecco Superiore DOCG Extra Brut Bele Casel.