E come mai un Bordò, si chiedono i nostri quaranta bevitori? Io non lo so, però ci sto.
Ogni tanto – ma solo tre o sette volte all’anno -, io dico che dobbiamo indulgere (e anche vendere qualche indulgenza, così possiamo continuare a pagarci da bere); indulgere nel sorso a mano piena, quando uno agguanta il bicchiere e con plastico gesto, o abile mossa, lo svuota. Insomma, non proprio in un sorso solo perché magari gli andrebbe a traverso, però, insomma, vi rendo l’idea? Bene.
Les Ormeaux 2015 del Domaine Puy Arnaud non ha l’effetto aromatico della “signora profumata con autocisterna dentro al ristorante da 20 posti”; è anche un po’ restio, ma non si vergogna; una scala di jack di picche e quadri, prima tutti i neri e poi tutti i rossi, enter Sandman con una frasca – forse acanto o ligustro – a sventolare ponderatamente, riservatamente, acconciamente; calibrata fattura, legnameria non si palesa.
Poi succede come quando ti apri la bottiglia mentre ti appresti a cucinare e finisce che non ti ricordi di spignattare perché bevi talmente di gusto e con siffatto slancio che tutto si scontorna salvo la tua innegabile allegrezza. Però la beva del nostro, qui, è agevole ma piena, setosa ma non scioccamente coccolosa (sì, ho pensato anche a petalosa). No, non s’infinita, eppur si prende il tempo che vuole, non vi abbandona sulla A1 all’improvviso, insomma vi fa compagnia e non incasina nemmeno il piatto che siete riusciti a raffazzonare alla bell’e meglio appena prima che gli invitati arrivassero.
Fonte: Il Pòro Tester (a volte Taster) - divagazioni di Luca Santini