Mi sono svegliato la mattina seguente con ancora vivo il ricordo di quel vino appena portato alla bocca. Una presenza tattile unica, in grado di fermare il tempo all’inizio di ogni piccolo sorso, sintesi perfetta di volume, equilibrio, eleganza e profondità.
Un’esperienza a più dimensioni, dove la parola “completo” è finalmente spendibile in modo adeguato, si impone senza pesare, persistente senza suonare un’unica nota, ti lascia scegliere di quale sensazione godere attimo per attimo. L’apertura aromatica dei grandissimi Pinot Noir della Côte de Nuits declinata in bianco, dipinta in tratti salmastri, solari, estivi, bagnata di oli essenziali, pungente di erbe e polvere di roccia… e tanto altro, solo da cogliere.
Chevalier-Montrachet 2014 di Philippe Colin, la memoria è nitida, ma più marcata nel contrasto cromatico fra tensione aerea e attrazione marina. Così glaciale già nel colore e nella compostezza dei profumi, una vera progressione all’assaggio con quel picco di sapidità in entrata che strappa letteralmente da ogni pensiero portandoti in riva al Mediterraneo, all’ombra di un agrumeto, con il vento dal largo che porta profumi di iodio e conchiglie.