Nel turbinio delle infinite degustazioni e degli eventi di questo mese, vengo colto di sorpresa da un fuori programma offertomi da un caro amico: è il P-DAY, l’evento bolognese organizzato a Villa Zarri.
Gli elementi della felicità ci sono tutti: villa pazzesca del ‘500, giardino con prato inglese, bel tempo (almeno a tratti…), cibo, masterclass, aste di beneficienza e vino, tanto vino, dall’Italia e dall’estero.
Prima di tuffarci nel formicolante salone al primo piano, voliamo al secondo per avvinare i calici con una masterclass su Bolgheri: protagonista il Paleo dell’azienda agricola Le Macchiole, in una mini-verticale. A guidarci nella degustazione c’è Cinzia Merli Campolmi, donna coraggiosa e determinata alla testa dell’azienda dal 2002, dopo la scomparsa prematura del marito Eugenio. Insieme avevano scommesso tutto su Bolgheri negli anni ‘80, quando non c’era ancora nessuna avvisaglia dell’enorme successo che avrebbe avuto, solo 20 anni dopo, quel fazzoletto di terra tra il mare e le colline toscane. La loro temerarietà stava anche nella decisione di rinunciare al sangiovese per puntare su vitigni diversi, più adatti al territorio e più in linea con la visione aziendale di esprimere al meglio Bolgheri.
La scelta ricadde quindi su merlot, syrah e cabernet franc, con l’intento di vinificare essenzialmente in purezza. Il Paleo, infatti, è frutto di cabernet franc 100% (almeno dal 2001 in poi) e il piccolo excursus parte dall’annata 2005 per poi toccare la 2007, la 2008, la 2012 e la 2013. Il fascino delle verticali è molteplice, ti mettono di fronte all’evoluzione di un prodotto, alla trasformazione operata dal tempo al buio delle cantine, al valore dell’attesa. Ti danno, inoltre, una prova tangibile dell’impronta che l’annata lascia sul vino e della capacità del produttore d’interpretarla secondo il proprio stile.
L’esempio, in questo caso, è lampante, la 2005 fa storia a sé, segna una linea di demarcazione tra annate più o meno regolari e calde (o molto calde come la 2008) e quelle più temperate e piovose, difficili. Nel bicchiere le cose stanno così: mentre la formazione 2007, 2008, 2012 e 2013 è accomunata da un filo conduttore d’intensità e potenza, pienezza di sorso, materia e muscoli, la 2005, invece, è la realizzazione di un’eleganza liquida. Eleganza tradotta al naso con note sfumate e cangianti di fiori secchi, origano, tabacco, olive in salamoia, erbette officinali e resina, in bocca scivola come seta, è snello e sapido e invita a bere. Questa facilità di beva è un valore aggiunto, una qualità, forse peculiare, di annate in cui la piena maturazione polifenolica e zuccherina non viene raggiunta e il vino risulta più esile, pronto e immediato (vedi 2014), ma non per questo meno all’altezza della sfida del tempo (Keep Calm and Love Annate Difficili!).
Fonte: Alberto Muscolino - Intravino