C’eravate con Armando Castagno alla prima serata sulla Borgogna?
Finalmente… mesi di attesa, l’aver scioccamente saltato il primo ciclo di 4 serate sulla Côte de Nuits, ci si è messo pure la coda dell’inverno con una nevicata che ci ha costretto a mezz’ora di ritardo, ma infine ci siamo.
Beaune e dintorni… protagonista dichiarata la “capitale” della Côte d’Or, ma prima, scendendo con ordine da Nord verso Sud, un passaggio per Chorey-lès-Beaune, denominazione quasi totalmente ad Est della D974, vigneti salvati da un destino come campi di patate dal materiale nobile trasportato nei secoli dalle piene del Rhoin.
Non che la classificazione salga oltre il rango di village, ma almeno il nome del paese può essere sfoggiato in etichetta. Maggioranza di vini rossi, golosi e fragranti, da bere senza troppi pensieri non scevri di una certa personalità.
Un vero rompicapo invece Savigny, incassata dentro alla combe de Fontaine Froide, così larga da garantire una esposizione sufficiente anche ai vigneti posti al suo interno. Altezze che spaziano dai 200 metri nei pressi del fiume, fino a quasi 400, orientazioni che nelle posizioni più estreme devono volgere a pieno Sud per garantire la piena maturazione.
Con questi presupposti arrivare a definire “il Savigny” diventa un vero problema, fra destra e sinistra fiume, alto e basso, per non parlare di quello che c’è sotto la superficie, l’unico modo è indagare climat per climat.
Infine Beaune, città del potere nella Côte d’Or, per il numero spropositatamente alto di abitanti rispetto agli altri comuni, perché sede storica dei maggiori negociant. Gli effetti si vedono subito osservando la cartina del finage, con una fascia enorme di 1er Cru, qualche sporadica spruzzata village, persino una AOC varata ad hoc per disporre di vigneti anche in posizioni inconsuetamente alte.
La fame di “uve” dal buon blasone, senza tuttavia esagerare, ha portato al già esasperato assetto attuale, pretendere persino il riconoscimento di qualche Grand Cru avrebbe trascinato la cosa nel ridicolo. Per curiosità ho controllato la classificazione del 1861, ed era già tutto così…
Anche inquadrare il tipico vino di Beaune non è cosa facile, Armando ci ha detto “profondo, scuro, tannico per quanto può esserlo il Pinot, anche vellutato e generoso nelle espressioni migliori”. Sicuramente una classificazione così “democristiana” non aiuta, con questi enormi climat che dal basso all’alto passando dal piatto a pendenze importanti.
Anticipando le sensazioni avute durante gli assaggi la mia impressione è che in questi Borgogna conti molto di più la mano del vignaiolo che non il vigneto, forse proprio per via di un terroir non così forte come in altri comuni, dove la selezione è stata più ragionata e meno guidata.
Venendo ai vini… potrei dire “buoni, un paio molto buoni, ma nessuno indimenticabile”, se non altro, da quelle parti, ci si salva con la spesa ancora ragionevole.
Chaterine & Claude Maréchal – Savigny-lès-Beaune 1er cru Les Lavières 2014
Mi é piaciuta la natura esile, essenziale, del Savigny-lès-Beaune 1er cru Les Lavières 2014 di Chaterine & Claude Maréchal, vinificato senza aggiunta di solfiti e una filosofia totalmente non interventista. Sapidissimo nel finale, dove si avverte anche un certo calore, nei profumi aveva rivelato sentori di sottobosco, muschio, geranio, senza negarsi una mineralità ferrosa e di grafite che l’assaggio conferma in pieno aggiungendo aghi di pino e incenso. Magari non così aperto e variegato, ma con un bell’allungo.