Ultima puntata della lunga saga dedicata ai Barolo 2013. Attori principali, i vini di Castiglione Falletto, sottozona di pregio, e quelli le cui uve provengono da più comuni, la cui apparente vaghezza resta fortunatamente solo sulla carta, dal momento in cui questa categoria non è avara di conseguimenti interessanti. Che poi, a ben vedere, se pure sconta minore appeal mediatico, in fondo è la sola che potremmo in qualche modo ricondurre alla classicità: sì, parlare di Barolo, fino a trent’anni fa, significava parlare di tagli di uve nebbiolo provenienti da vari vigneti e, perché no, da vari comuni. Tornando invece a Castiglione Falletto, e premettendo il solito refrain sulla panoramica parziale offerta dalla bella kermesse congiunta Nebbiolo Prima-Grandi Langhe, viste le assenze da un lato e il contingentamento delle etichette dall’altro, l’annata ha messo in mostra le proverbiali attitudini di questo distretto, lì dove complessità ed eleganza ben si fondono con un senso dell’equilibrio spesso inimitabile, al cui potere seduttivo è difficile sfuggire. Se pensiamo poi che alcuni grandi classici, come il Monprivato di Mauro Mascarello o il Pira della famiglia Roagna, sono di là da venire, non se ne può che trarre un giudizio positivo, che trova la sua epitome e la sua consacrazione (e come poteva essere diversamente?) nelle varie espressioni ricavate dal vigneto Rocche, un appezzamento da considerarsi alla stregua dei più grandi cru dell’intera galassia langarola, constatazione ormai risaputa, se vogliamo, ma che non mi stancherò mai di sottolineare.
BROVIA – BAROLO ROCCHE DI CASTIGLIONE 2013
Di aulica e struggente classicità. Tonico, fresco, puro ed affusolato, di trama profonda e sfaccettata, è ancora giovane ma di grande prospettiva. Ai massimi livelli.
Fonte: Acqua Buona