Il vitigno è senz’altro antico: la prima citazione risale addirittura al 1605, a opera di Giovanni Battista Croce, che cita l’erbaluce nel suo volumetto Della eccellenza e diversità de i vini. Molti ampelografi lo hanno descritto nelle epoche successive, sempre dibattendo, e dividendosi, sulla zona d’origine. Alcuni – come Demaria e Leardi, nel 1875 – collocano la sua culla nel basso Monferrato, dove però da tempo non si rinvengono tracce del vitigno. Più probabile, come sostengono altri autori, che l’erbaluce derivi proprio dalla zona in cui oggi è diffusamente coltivato, ossia la provincia di Torino, in particolare la sua fascia prealpina.
Ma potrebbe anche venire da assai più lontano come lascerebbe intendere il termine con cui l’erbaluce è conosciuto nel Novarese, ovvero greco: recenti analisi genetiche hanno confermato infatti la parentela con il greco coltivato in Campania, mentre è stata definitivamente allontanata l’ipotesi che insisteva sulla somiglianza genetica con l’arneis o il trebbiano, due varietà che un tempo venivano spesso confuse con l’erbaluce.
Quale che sia la sua culla d’origine, oggi l’Erbaluce è coltivato pressoché esclusivamente nel Biellese, nel Novarese e soprattutto in provincia di Torino, dove ha la sua concentrazione maggiore e dove trova il suo epicentro nel Canavese, sulla Serra d’Ivrea e sui colli che circondano il lago di Viverone. Le Doc che prevedono la presenza dell’erbaluce sono Colline Novaresi e Coste della Sesia, oltre alla più estesa e conosciuta denominazione Erbaluce di Caluso.
La pianta si presenta con un grappolo di media grandezza, di forma cilindrica allungata e compatta, munito spesso di una o due ali; gli acini sono grandi, sferoidali, con buccia pruinosa e di colore giallo verdastro. Il frutto giunge alla piena maturazione in genere verso la terza decade di settembre, anche se nelle annate più calde – come accaduto, per esempio, nel 2017 – si può anticipare la vendemmia anche ai primi giorni di settembre.
Le punte di eccellenza della denominazione sono rappresentate senza dubbio dai vini dell’azienda Favaro – Le Chiusure, di Piverone (TO): l’Erbaluce di Caluso 13 Mesi 2016 è un piccolo capolavoro che, dopo un affinamento di 13 mesi parte in cemento e parte in legno, si presenta al naso con note erbacee, agrumate e gessose di grande raffinatezza, mentre in bocca è sottile, profondo e infinitamente salino. Stessa qualità ma carattere e stile differente, anche per effetto di un’annata più calda, per l’Erbaluce di Caluso Le Chiusure 2017, vero vino-simbolo dell’azienda.
Fonte: Slow Wine