Alla scoperta del Cerasuolo d’Abruzzo, nella grande degustazione orizzontale e verticale organizzata nei giorni del Vinitaly: 8 annate di produttori diversi, dal 2016 al 1979, per conoscere i mille volti di questo vino rosa
#vinorosa: era la scritta che campeggiava sulla t-shirt di Luigi Cataldi Madonna e della figlia Giulia quando, ieri, a Verona, hanno partecipato alla degustazione Cerasuolo d’Abruzzo, un rosa senza tempo promossa dal Consorzio di Tutela Vini Abruzzo.
Il vino Rosa
Proprio presso la cantina di Ofena del professore vignaiolo si teneva circa un anno fa un incontro che avrebbe dato vita a Rosautoctono, l’Istituto del vino rosa autoctono italiano: sei consorzi (Bardolino Chiaretto, Valtènesi Chiaretto, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte Rosato e Bombino Nero, Salice Salentino Rosato e Cirò Rosato) di cinque differenti regioni (Veneto, Lombardia, Abruzzo, Puglia, Calabria) hanno deciso di unire le forze per promuovere una tipologia di vino che ha molto successo all’estero ma che fa un po’ fatica a decollare nei consumi di casa nostra.
Attenzione: vino rosa, non rosato; una distinzione a cui Luigi Cataldi Madonna tiene molto. Come ci disse qualche tempo fa: “io parlo di vino rosa. Se ci pensate, rosato è il participio passato di un verbo che non esiste; e rosé è un termine anacronistico, lo usavano i nostri nonni quando al posto di “cappotto” o “lampada” dicevano “paltò” e “abat jour”. Perché si parla di bianchi, di rossi e mai di rosa?”
Il Cerasuolo d’Abruzzo
Il Cerasuolo d’Abruzzo è un vino tutelato da una denominazione creata appositamente per lui: è la prima e unica denominazione completamente dedicata a un vino rosa, fatto che ci aiuta a comprendere come questa tipologia sia importante per la regione, legando la contemporaneità al passato e alla lunga tradizione vitivinicola regionale. E questo ruolo è evidente anche da quanto le aziende stanno investendo sul Cerasuolo: spesso nella gamma di una cantina è facile trovare più di un’etichetta dedicata al vino rosa del territorio.
Come l’hanno definia i relatori Antonio Boco e Paolo De Cristofaro, quella che si è tenuta ieri presso il Padiglione Abruzzo del Vinitaly è stata una “diagonale”: di fatto una verticale (siamo tornati indietro nel tempo di quarant’anni assaggiando un ’79) ma con otto vini di aziende differenti.
“Una degustazione del genere mette in evidenza la dimensione molteplice del Cerasuolo” afferma De Cristofaro “uno di quei vini che ci viene incontro in diverse occasioni: quando abbiamo voglia di rosso ma fa troppo caldo, campione negli abbinamenti per versatilità, vino spensierato da pic-nic; ma poi se lo dimentichi in cantina difficilmente ti tradisce evidenziando longevità e complessità“. “Il Cerasuolo non è un rosato” afferma Boco “non lo è dal punto di vista formale perché non è rosa; è appunto cerasuolo, il vino quotidiano della tavola abruzzese di un tempo, il vino della famiglia. Ma non è rimasto ancorato a questa dimensione: per quanto ci riguarda è estremamente contemporaneo, non è un rosso, non è un rosato (come quello provenzale per esempio), ha una propria dimensione che va a infilarsi cassetto interpretativo molto particolare, unico“.
La degustazione di Cerasuolo d’Abruzzo
Cerasuolo d’Abruzzo ’13 – Praesidium
Prezza è un piccolo paese sulle colline aquilane. Dalla fine degli anni ’80 ospita una delle aziende più conosciute del movimento artigianale e naturale, Praesidium. Cinque ettari nella Val Peligna, coltivati esclusivamente a montepulciano, su terreni argillosi e rocciosi. E roccioso è anche questo Cerasuolo che parte con controllate sfumature selvatiche, corteccia e terra per poi virare, dopo un po’ che rimane nel calice, verso una pulizia montanara, con sferzate balsamiche a cui si aggiungono le spezie. Bocca vibrante, finale affidato ad agrumi e infusi. Sorprendente per intensità e dinamica gustativa.
Fonte: William Pregentelli - Gambero Rosso