Cinquanta sfumature di bianco, o del concetto di profondità.
Profondità come idea semplice, profondità come idea complessa, profondità che fonde entrambe le idee e tu non sai che scegliere.
Profondità del non detto, profondità dei ricordi più cari.
Profondità di un momento condiviso, in compagnia di vini che parlano il linguaggio dell’autenticità.
Per tutto questo bendiddio di profondità, niente di meglio delle libere parole.
Vieilles Vignes 2011 – Domaine Gauby
Gauby fra gli “scoperchiatori” di un antico privilegio, originato da una dote in vigne centenarie capace di raccontare più di mille parole e di stimolare nuove coscienze verso nuove imprese.
Perché l’enclave di Calce, nel Roussillon“francioso”, incastonata fra le Corbiéres e i Pirenei di un luminosissimo Sud-Ovest, rappresenta oggi un avamposto di singolarità che va traducendosi in bianchi luminosi, solari, vibranti, longevi da non temere confronti, costituiti da vitigni dei luoghi che di nome fanno grenache blanc, grenache gris, maccabeu.
Inutile menarla per le lunghe, ma se vi dicessi che questi vini mi emozionano molto di più dei bianchi di Borgogna, pensate che l’abbia sparata troppo grossa?
Siamo al volgere dell’anno, e i mortaretti ci stanno, però le sfaccettature, le suggestioni e la potenza evocativa di questi vini così singolari e riconoscibili non te le puoi inventare: sono quelle dei vini di razza, e i vini di razza a mio parere sono tali grazie a ciò che posseggono di per sé, senza ricorrere ad intermediazioni o a cliché di sorta. E questi due bianchi qua sono vini liberi e non forzati, lo senti.
Gauby mostra un bilanciamento nei toni, una profondità e una freschezza inarrivabili ai più, mentre la sua indole mediterranea si tramuta in un sorso elettrico e vitale, di pura interiorità ed eloquente forza espressiva, al punto da stagliarsi nel novero dei grandi.
Fonte: Fernando Pardini - Acquabuona