VINI SOTTO L’OMBRELLONE
Estate 2017: calura, frittura, arsura. Un vino da ombrellone? Il guazzone!
La “guazza” è la poetica rugiada cantata dagli Aedi, ma in alcune zone dello Stivale è anche la prosaica miscela di vino e acqua fresca (con ghiaccio ove possibile) che ha sollazzato i lavoratori, magari sotto la frescura della verzura. Cugina villica e sudista dello “spritz”, ne persegue le finalità: diluire il tenore alcolico, diradare la densità e facilitare la bevuta continua. Corredo di tutto ciò, un’ebbrezza gentile ed accessibile. Sinceramente la guazza non è mai stata tra le mie primissime opzioni, seppur le caratteristiche di diluizione (moderata presenza di alcoli, polialcooli e polifenoli) e la fresca temperatura di servizio rimangano un riferimento per la scelta dei vini estivi. Agilità e freschezza-due doti che istigano sovente la mia sorsata-divengono imprescindibili nella stagione calda.
Quando parlo di freschezza mi riferisco a vini dotati di buona acidità e serviti a temperature variabili nel rispetto delle loro peculiarità, ma con un massimale di 16 gradi centigradi. Credo che negli ultimi anni abbia fatto più danni alla diffusione dei rossi d’essai la scomparsa della parola”cantina” a vantaggio della parola “ambiente”, piuttosto che la dieta dei portafogli. La crudele indicazione da retroetichetta “servire a temperatura ambiente” legittima legioni di professionisti di sala (sommeliers inclusi) a mescere vini che paiono vin brûlé, ma senza l’opportuna aggiunta delle spezie da ricetta. Per non citare la velata ironia, quando non palese biasimo, che accompagnano le saggie richieste di secchiello con ghiaccio per sedare le febbri dei rossi. Non nego che divenire così facilmente pietra dello scandalo spesso mi diletta, ma talvolta, spinto da solidale compassione verso il malcapitato oste di turno, mi rivolgo verso altre opzioni a detrimento dei rossi più nobili. Fortunatamente si stanno diffondendo l’utilizzo di “cantinette” che permettono un giusto servizio dei rossi anche agli operatori che non dispongono di un locale di stoccaggio sotterraneo. Ma bando alle ciance! Ritorniamo alvino: Romagna Sangiovese Superiore Vespa 2015 Noelia Ricci.Il colore trasparente testimonia una propensione stilistica verso il minimalismo. Il naso conferma la predilezione della giovinezzae la dilazione dell’incontro conl’ossigeno. L’assenza di ebanisteria ci permette discorgere delicate sfumature di viola e rosa canina con uno spruzzo agrumato.
IN BOCCA È UNO STILETTO, LA RAPPRESENTAZIONE GEOMETRICA DEL PUNGIGLIONE DELLA VESPA.
Trazione sinergica di acidità (notevole), tannino (carezzevole) e sale che ne prolungano una persistenza aromatica austera, pulita, piacevole ma certamente stretta. Un pizzico di calorerammenta la solarità del millesimo. “Gastronomico” è una denotazione ormai abusata ma capace di definire questovino con un termine. ASTENERSI AMANTI SANGIOVESE “SBORONE”.
Fonte: Enocode