C’è qualcosa di speciale in quel lembo di terra che orizzontalmente separa la Lombardia dal Cantone dei Grigioni, è speciale perché ha le vigne tutte sul versante delle Alpi Retiche, anche visivamente è un effetto del tutto particolare; è speciale perché per poter risalire quelle sponde rocciose è necessario fare terrazzamenti su terrazzamenti, impresa ardua che evidenzia come la viticoltura valtellinese sia eroica, richieda una dedizione e una grande capacità di sopportazione della fatica, dovendo fare quasi tutto a mano; è speciale perché in tutto il territorio vitato regna incontrastato il nebbiolo, tant’è che le tre denominazioni Valtellina Rosso, Valtellina Superiore e Sforzato di Valtellina prevedono solo ed esclusivamente questo vitigno; è speciale perché la presenza delle catene montuose a nord e a sud garantisce un microclima unico. È speciale perché qui nascono vini straordinari, unici, con un’impronta territoriale spiccata, dove il nebbiolo esprime tutta la sua nobiltà ed eleganza. La famiglia Pelizzatti Perego dispone di vari appezzamenti distribuiti fra le sottozone Sassella, Grumello e Inferno, in tutto circa 13 ettari, ed il Rocce Rosse rappresenta uno dei più straordinari vini che escono da questa storica cantina. La versione 2007 non si smentisce, ma vorrei puntualizzare che, come spesso accade, in Valtellina quest’annata è stata particolare, infatti l’inverno mite, con temperature non particolarmente basse, ha favorito un ciclo vegetativo quasi sempre anticipato, tanto che la raccolta delle uve è avvenuta nella prima decade di ottobre, quando solitamente arriva anche alla terza, ma il clima ormai è in profonda trasformazione; si può certamente considerare un’annata calda ma per nulla paragonabile alla torrida 2003. Il colore nel calice è da manuale, granato trasparente dai toni caldi, accostato al naso emerge la rosa, poi un frutto di grande finezza, ciliegia prima di tutto, ma anche lampone, fragolina di bosco, poi sfumature di scorza d’arancia e di legno di liquirizia, poi rimandi alla pietra frantumata, alle erbe di montagna, ed è solo l’inizio di un lungo cammino… L’assaggio mette in bella mostra un tessuto finissimo, quasi aristocratico, vince la forza vitale, l’energia, non c’è nulla di austero in questo vino, il tannino è levigato e quasi “indolore”, il legno ben integrato, c’è profondità, allungo, una dolcezza di frutto che porta i sensi verso l’alto, è puro piacere, infinito, poesia che suscita meraviglia… e continuerà a salire, per molti molti anni.
Fonte: LaVinium
Gen
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